Il sale è un composto chimico formato dall’unione di uno ione positivo e uno negativo. Nel corpo umano si trovano moltissimi tipi di sale, per esempio il cloruro di sodio, il bicarbonato di sodio, i fosfati di calcio e di magnesio. Generalmente in medicina questo termine si riferisce al cloruro di sodio, il comune sale da cucina.
In alcune malattie, come lo scompenso cardiaco, è necessario limitare l’assunzione perché esso è in grado di trattenere liquidi nell’organismo facendo aumentare lo sforzo che compie il cuore per la circolazione del sangue. Viene allora solitamente instaurata una dieta iposodica, che prevede l’eliminazione del sale aggiunto agli alimenti come condimento.
Un eccesso di sale favorisce, inoltre, l’escrezione renale di calcio, di cui la dieta è spesso povera ed, essendo il calcio un minerale essenziale per le ossa, una sua carenza aumenta significativamente il rischio di osteoporosi. Infine, chi consuma regolarmente cibi salati corre un maggior rischio di diventare obeso.
L’apporto di sale va ridotto anche in presenza di malattie come l’insufficienza renale, lo scompenso cardiaco e la cirrosi. Queste, infatti, aumentano la ritenzione di sodio alterando i meccanismi di eliminazione renale.
Se l’apporto di sodio è scarso, l’ormone aldosterone stimola a livello renale il riassorbimento dalle urine di sodio; se invece l’apporto è elevato, l’aldosterone è disattivato e il sodio viene espulso con le urine. Ciò significa che in un individuo sano il metabolismo del sodio funziona perfettamente e consente di regolare l’assorbimento e l’escrezione urinaria in relazione alle quantità di sale introdotte con gli alimenti. Purtroppo in molti individui il meccanismo non funziona benissimo ed esiste la tendenza a ritenere il sodio.
In condizioni normali un adulto ha bisogno di 100-600 mg di sodio al giorno, pari a circa 0,25-1,5 grammi di sale, dato che il nostro organismo elimina giornalmente da 0,1 a 0,6 gr di sodio. La dieta degli italiani apporta in media, tuttavia, quasi 12 grammi di sale al giorno, superando di dieci volte le reali necessità.
Ridurre la quantità di sale che si consuma giornalmente non è difficile, soprattutto se la riduzione avviene gradualmente. Infatti il nostro palato si adatta facilmente in poche settimane, soprattutto se si usano per insaporire le pietanze spezie ed erbe aromatiche oppure succo di limone o aceto. Le erbe aromatiche, in particolare, offrono molti vantaggi: ricche di vitamine e minerali, stimolano la digestione e favoriscono la depurazione.
Il cibo confezionato è uno dei principali ostacoli alla riduzione del sodio nella dieta. Tra i prodotti trasformati, la principale fonte di sale nella nostra alimentazione abituale è rappresentata dal pane e dai prodotti da forno: biscotti, crackers, grissini, ma anche merendine, cornetti e cereali da prima colazione. Si tratta di alimenti che comunemente non vengono considerati come possibili apportatori di sale, ma che invece ne contengono più di quanto ne pensiamo.
In una dieta iposodica non è necessario eliminare del tutto il sale; occorre semmai ridurre i prodotti che ne contengono alte dosi e utilizzare sali alternativi. Tra questi ricordiamo:
- il sale marino integrale: di colore grigio-beige, contiene, oltre al cloruro di sodio, iodio, argento, bromo, rame e magnesio (composto da cristalli irregolari e ha un sapore meno marcato di quello raffinato;
- il sale dietetico: creato apposta per gli ipertesi che faticano a rinunciare al sale comune. Durante la lavorazione, parte del cloruro di sodio viene sostituita con cloruro di potassio, meno dannoso per la salute di chi ha problemi di pressione;
- il sale delle erbe: da preparare anche in casa, mescolando sale marino integrale e aromi trotati, come rosmarino, maggiorana, salvia e alloro.
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Grazie Marina