Le intolleranze alimentari sono una risposta anomala del nostro organismo, con segni e sintomi variabili, in seguito all’assunzioni di particolari cibi e sostanze. Tale anomalia non è collegata a una reazione del sistema immunitario, ma ad altri fattori individuali metabolici, come carenza di enzimi o di recettori.
Gli enzimi sono sostanze biologiche in grado di iniziare o accelerare una reazione chimica tra due composti, proteine complesse indispensabili nel nostro metabolismo. I recettori, invece, sono delle formazioni anatomiche presenti in particolari punti della superficie delle cellule, alle quali possono combinarsi chimicamente altre sostanze, quali farmaci, ormoni, virus o altro che hanno la capacità di trasformare gli stimoli in impulsi nervosi.
La persona che presenta una specifica intolleranza verso un alimento, perciò, non è in grado di assimilarlo in maniera corretta a causa di difetti metabolici. All’assunzione dell’alimento incriminato, si avvia la produzione di anticorpi rivolti contro le proteine di questi stessi alimenti, riconosciute come estranee dall’organismo.
Le intolleranze, a differenza delle allergie alimentari vere e proprie, non producono shock anafilattico e di solito non rispondono ai tradizionali test allergici cutanei. Non provocano quasi mai delle reazioni violente ed immediate nell’organismo perché agiscono per accumulo. L’intolleranza, infatti, può essere paragonata ad una sorta di “intossicazione”, associata alla produzione di immunoglobuline (IgG) che concorrono a scatenare una situazione infiammatoria a carico di vari organi e apparati, tra cui respiratorio, gastro-enterico e urinario.
Le forme più diffuse di intolleranze hanno origine farmacologica o metabolica. Tra le prime ricordiamo l’intolleranza alle xantine (sostanze contenute non solo nei farmaci ma anche nel caffè, nella cioccolata e che provoca tachicardia, insonnia, reflusso gastroesofageo, bruciore e difficoltà digestiva) e l’intolleranza alla tiramina (sostanza presente anche nei formaggi stagionati che provoca innalzamento della pressione arteriosa ed emicrania). Tra le principali intolleranze alimentari metaboliche ricordiamo, invece, le aminoacidopatie, dovute alla carenza o all’assenza degli enzimi indispensabili al metabolismo di alcuni aminoacidi. Questi ultimi, è bene ricordarlo, sono i mattoni coi quali ogni organismo costruisce le proteine indispensabili per tutte le principali funzioni vitali.
Ci sono poi le intolleranze agli additivi chimici di frequente presenti nei cibi, quali conservanti, dolcificanti, esaltatori di sapidità che possono causare nausea, mal di testa, dolori addominali o asma.
Nelle forme farmacologiche, le intolleranze si risolvono interrompendo l’assunzione dei principi attivi responsabili, in alcune forme metaboliche, invece, come nella galattosemia che interessa i neonati, è indispensabile una diagnosi precoce per prevenire danni al sistema centrale nervoso.
Tra le intolleranze alimentari più diffuse ricordiamo quella al lattosio, causata dalla difficoltà di digerire lo zucchero presente nel latte, e l’intolleranza al glutine, proteina presente in alcuni cereali quali il frumento, la segale e l’orzo. In commercio ci sono diversi prodotti alimentari rivolti a coloro che hanno questi tipi di intolleranze.
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