Attualità|10 novembre 2011 13:20

Le morti bianche in Italia

A guardare il numero ufficiale delle morti bianche in Italia sembra trovarsi di fronte ad un’ecatombe silenziosa e continua, nonostante le campagne informative e gli interventi governativi in materia di sicurezza e tutela dei lavoratori.

Nei primi mesi del 2011, le morti sui luoghi di lavoro sono state 460, con un aumento del 24% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, che ne ha fatte registrate in totale 526. Le cause sembrano essere il caporalato selvaggio, le assunzioni a giornata, le violazioni delle norme sulla sicurezza e il lavoro sommerso.

E ottobre è il mese che ha fatto registrare il più triste primato con 57 morti, rispetto alla media mensile dei decessi che è stata pari a 46. I dati, quindi, non lasciano dubbi: la situazione peggiora e l’incremento della mortalità del 4.3 per cento tra il 2010 e il 2011 ne è una conferma.

A rivelarlo è l’ultima indagine condotta dagli esperti dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro di Vega Engineering, la società che da oltre un decennio è in prima linea sul fronte della formazione dei lavoratori.

Alla Lombardia la maglia nera con 60 persone che hanno perso la vita sul lavoro da gennaio ad ottobre, seguita dall’Emilia Romagna (42), dal Piemonte (39), dal Veneto (38), dalla Toscana (34) e da Sicilia e Campania (32), dal Lazio (29), dalla Puglia (28). Le regioni con meno vittime sono state, invece, Molise e Valle D’Aosta (4 morti bianche), Basilicata (5), Friuli Venezia Giulia (8) e Umbria (10).

Quando, però le morti bianche sono calcolate rispetto alla popolazione lavorativa, ossia per numero di infortuni mortali su ogni milione di occupati, cambiano i contorni così come le classifiche. In prima posizione, infatti, balza la Valle D’Aosta con un indice pari al 70.9 contro una media italiana del 26.1. Seguono: l’Abruzzo (44.5), il Trentino Alto Adige (38.6), il Molise (36.1) e l’Umbria (27.3).

Le regioni che numericamente contano più vittime hanno invece medie molto basse, come il Lazio che ha un indice di incidenza pari al 12.9%, la Lombardia del 14% e il Veneto del 18%.

Brescia e Torino sono le province in cui nei primi dieci mesi del 2011 si è registrato il maggior numero di casi di morti bianche (15), seguite da Bolzano (12), Frosinone e Milano (11), Bologna, Napoli e Roma, 10, L’Aquila, Savona e Chieti (9). Rispetto alla popolazione lavorativa, invece, in cima alla graduatoria delle province c’è l’Aquila, seguita da Savona e Nuoro, Aosta e Belluno.

Il settore agricolo è quello in cui si verificano il numero maggiore di incidenti mortali (39.6%) seguito dal settore delle costruzioni (22.2%), del commercio e delle attività artigianali. Il 5.2% dei decessi si è verificato nei trasporti, magazzinaggi e comunicazioni, mentre nei servizi il 3% così come nella produzione, distribuzione, manutenzione di energia elettrica, acqua e gas; il 2.4% nello smaltimento rifiuti; l’1.5% nella produzione e lavorazione dei metalli e autoveicoli; l’1.1% per cento nelle industrie estrattive, tessili, abbigliamento, autoveicoli.

Le fasce d’età più a rischio sono quelle di quarantenni e cinquantenni (197), il 43.1% delle morti bianche totali. Alto è anche il numero di vittime tra gli ultrasessantenni (138), pari al 30.2% dei casi. Un dato che induce a pensare che nei lavoratori le competenze acquisite siano un indice per far abbassare la soglia della percezione del rischio.

Tra le cause di morte, principalmente c’è la caduta dall’alto (23.9%), seguita dal ribaltamento di un veicolo o di un mezzo in movimento (22%); dallo schiacciamento dovuto alla caduta di oggetti pesanti sulle vittime (18.3%); per investimento di mezzo semovente (7.2%); per contatto con organi lavoratori in movimento (5.7%). Il 3.9 per cento dei decessi è stato causato da un tragico contatto con oggetti o mezzi in movimento; il 3.7% per contatto elettrico (diretto e indiretto); il 2.6% per un’esplosione, così come per annegamento e seppellimento o sprofondamento.

Gli uomini sono le vittime maggiori di incidenti sul lavoro, le donne decedute sono state in totale 12. Gli stranieri che hanno perso la vita sul lavoro sono 54 e si tratta soprattutto di rumeni e albanesi.

Fonte: Osservatorio Sicurezza sul Lavoro sul Lavoro di Vega Engineering

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